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Karol l’uomo di Dio – Civitavecchia 2000

Karol l’uomo di Dio

Il mondo oggi ricorda Karol Wojtyla, uomo di Dio, Santo regalato al mondo per condurre la Chiesa e far conoscere il Cristo. Cento anni fa nasceva in Polonia un bambino dall’animo predisposto alla sofferenza e al cambiamento, ma dal carattere fortissimo e dall’indole di chi si dispone al servizio del cielo con grande e costante umiltà.

Wojtyla ha parlato al cuore di tutti e lo ha fatto senza discriminazioni ma ricordando sempre che ogni essere umano, durante il percorso della sua vita, deve cercare Dio, il Creatore di tutte le cose.

Ed è per questo che, senza vergogna, e senza additare a cambiamenti privi di alcun senso, portava alto il ministero di Cristo, parlando alle folle dei giovani che mai come durante il suo pontificato hanno fatto sentire la loro voce.

Orfano prematuramente di madre (a soli nove anni) Karol scelse e fu scelto ben presto dalla Madonna come suo figliolo prediletto e da Lei e con Lei fu caratterizzato tutto il percorso su questa terra (Totus Tuus). Nato nel mese a Lei dedicato (18 maggio) e proclamato Papa in un altro mese importante per la dimensione mariana, Wojtyla ha stretto da subito una profonda correlazione tra il suo operato e il volere della Regina del Cielo.

Di Lei è lo sguardo che avvolge chiunque lo incontri, Suo è l’abbraccio che dona ai bambini che mai vorrebbero staccarsi e Sue sono le mani che offre in preghiera per il mondo intero.

E’ stato detto di lui oggi che una delle doti che lo contraddistinguevano era quella della giustizia.La giustizia.Una delle virtù cardinali, attraverso la quale ogni essere umano vicino a Dio, opera il bene. Da questa caratteristica si nota la sua appartenenza. A Dio stesso viene riconosciuta la Giustizia come attributo. Il Signore è giudice, e sulla base di ciò che fanno gli uomini sulla terra dona il premio o il castigo.

Il centenario di Papa Wojtyla cade proprio in un tempo particolare per la Chiesa “degli uomini”. Un tempo in cui non esiste giustizia perché non si seguono più le leggi di Dio, perché il Padre del Cieli e della Terra non è più da molti temuto e la sua legge è spesso schernita.

I cristiani vivono un tempo di grande agonia, tempo che Karol, conoscendo quello che sarebbe avvenuto dopo di lui, ha cercato di ritardare il più possibile sopportando un doloroso martirio nel corpo e anche nello spirito.

L’importanza del Sacramento dell’Eucarestia, da lui sottolineata anche nei misteri luminosi aggiunti al Santo Rosario, è il nodo doloroso che attanaglia ora, i cuori di tanti fedeli sparsi per il mondo.

Una Chiesa che non vede nel proprio Dio la salvezza è una Chiesa che non crede realmente ma che si confà ai tempi e alle azioni degli uomini.

L’esempio di Karol è ora vissuto da tutti come quello che ci si aspetterebbe ancora di ascoltare e di vedere. Il sorriso luminoso, le parole sempre dirette al cuore di tutti, la forza nell’affrontare ogni difficoltà senza paura, spalancando, non aprendo soltanto, le porte a Cristo.

Dove va il mondo senza il Bene? Dove va la Chiesa senza i veri dogmi divini?

Siamo un gregge che ha perso il suo Pastore, cerchiamo nel buio di scampare ai lupi travestiti da altri agnelli e non ci accorgiamo che il tempo è quello predetto dalle Sacre Scritture. Ecco allora che la prima stella della sera ci illumina sul cammino e nelle vesti candide della Madre di Dio ci chiama a raccolta proteggendoci con il Suo manto celeste. E’ la Madre di tutti, è la Corredentrice, è Colei che spezzerà il gioco del male che serpeggia ora indisturbato. Dal Suo sguardo materno vediamo il riflesso del volto di Karol Wojtyla luminoso al Suo fianco e ancora guida fortissima per tutti coloro che a lui si affidano pregando.

Che questo Santo Papa resti sempre una traccia di Dio sul percorso degli uomini su questa Terra, che i suoi insegnamenti siano ancora presi da esempio dai milioni di giovani che un tempo cantavano festanti di fronte alla sua gioiosa presenza, che il futuro abbia sempre il volto del Redentore impresso in ogni scelta che, nella speranza di tutti, venga fatta nel nome del Bene supremo.

Fabiana D’Urso

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